Inizio stagione pescoso per l'elsa

Elsa di inizio stagione a Feeder

Il campo gara di “Granaiolo” sul fiume Elsa, nei pressi della cittadina di Castelfiorentino, non ha certo bisogno di essere presentato: è diventato nel corso degli anni un vero e proprio punto di riferimento per i pescatori al colpo toscani e non solo, visto che già nel 2014 ha ospitato una prova del campionato regionale Feeder a coppie e che verrà riproposto il prossimo Luglio come location per la terza prova della medesima manifestazione.

SPOT

In compagnia di alcuni amici della società “Pescatori Forze Di Polizia” di Siena abbiamo affrontato il fiume in due giorni consecutivi e meteorologicamente perfetti, cercando di variare gli approcci e gli spot per ottenere alcune importanti indicazioni. Il tratto di campo gara citato si sviluppa per circa un chilometro e presenta una larghezza media di una ventina di metri, nonché una profondità media di un metro e mezzo, con numerosi arbusti in sponda opposta intervallati da alcuni tratti “lisci”, senza vegetazione. Praticamente assente la corrente, perlomeno in condizioni di livelli ottimali, mentre il fondale è mediamente limoso/argilloso, come si può notare dalla resistenza offerta da un piombo sonda. Le specie ittiche principalmente presenti sono alborelle, carassi, carpe e soprattutto i magnifici cavedani che hanno reso celebre questo campo gara: l’ambiente ristretto, il colore e la profondità dell’acqua, una pescosità non particolarmente elevata, una forte sensibilità ai rumori nonché al numero di pescatori presenti sulla sponda rendono la pesca di questi ciprinidi decisamente complessa.

TECNICHE ED ESCHE

Abbiamo deciso di affrontare il campo gara utilizzando le regole nazionali per le montature e le esche nelle competizioni a feeder, ormai note. Per quanto riguarda le canne, data l’esigua larghezza e la corrente assente abbiamo optato per modelli da 11/12 piedi ad azione light, con un casting massimo di 50 grammi e quivertip da mezza oncia, utili soprattutto in questo periodo dell’anno per avvertire le tocche più impercettibili e non creare resistenza durante la mangiata della preda. Madre lenza dello 0,20 e una montatura di tipo paternoster, con un bracciolo scorrevole lungo una decina di cm a battere su una brillatura di 12 cm, dotata alla sua estremità di una girella a sgancio rapido per la connessione del finale, variabile nei diametri dallo 0.10 allo 0.14 e nelle lunghezze da 50 cm a oltre un metro, set up classico per la pesca del cavedano in acqua ferma. Microscopici gli ami e i pasturatori: per i primi abbiamo virato su modelli ad occhiello a gambo fine nelle misure dal 20 al 16, mentre per i secondi la scelta è ricaduta su cage feeders medium e small nelle grammature di 20 e 30 grammi, necessarie per non spaventare il pesce durante i continui atterraggi del pasturatore in acqua. Non molto ricco il menù di esche, vista l’apaticità del pesce in questa stagione: una pinta di pastura dolce di colore nocciola, un po’ di bigattini bianchi incollati e sfusi, micropellet da 2mm e bigattini colorati da innesco.

SESSIONE

Decidiamo di pescare esclusivamente a ridosso degli ostacoli in sponda opposta: è questo l’habitat ideale dove i ciprinidi trovano riparo e cibo, confortati da zone d’ombra e vegetazione acquatica sovrastante. Partiamo senza fare il fondo iniziale, nell’ottica di essere molto discreti, con un finale di 50 cm dello 0,10 e un amo del 20, vale a dire il set up più leggero possibile; un cage feeder da 20 grammi caricato con una noce di incollato chiusa tra due tappi di pastura completa il piano di partenza. La sessione del primo giorno si concluderà con 7 cavedani di taglia medio piccola e due carpette all’attivo, frutto di una rotazione costante delle esche e degli inneschi al fine di raggiungere il risultato migliore e una costanza di mangiate, fatto molto importante nella pesca del cavedano: una cadenza di mangiate lenta e per certi tratti della pescata addirittura assente è il chiaro segnale che dobbiamo cambiare l’offerta di cibo, o che il pesce si è inesorabilmente spostato, e dobbiamo quindi cercarlo altrove, accorciando la linea di pesca o addirittura sondando il picchetto rinnovando di volta in volta l’azione di pesca e la curiosità del pesce, fatto questo da non trascurare assolutamente in questo tipo di pesca. Forti di questo ragionamento e di questa nuova tattica siamo tornati il giorno seguente spostandoci dallo spot precedente di circa 300 metri, in un tratto ancora ricco di ostacoli opposti ma con una larghezza leggermente superiore. Utilizzando le stesse esche e le stesse montature del giorno precedente, Mirco e Alessandro sono riusciti a raddoppiare le catture, come dimostra il ricco carnet di fine giornata; una chiara dimostrazione di come siano le prove continue e l’intelligenza la vera forza di ogni pescatore, soprattutto di chi si vuole confrontare con il pesce più furbo delle nostre acque, sovrano incontrastato dell’Elsa toscana. Appuntamento quindi al prossimo 10 Luglio, per verificare in gara i progressi raggiunti in questa particolare tecnica di pesca, su uno dei campi gara più belli dell’intero centro Italia.

Articolo e foto di Matteo Pampaloni

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